EVENTI
Descrizione
Una tradizione non comune, risalente agli antichi riti dionisiaci, secondo alcuni antropologi e cultori folkloristici come Centini, Turci, Cirese, si rinnova a Tufara ogni anno nel periodo di Carnevale. Si tratta de la Maschera del Diavolo.
Nelle ore pomeridiane dell’ultimo giorno di carnevale sei uomini indossano abiti non comuni; tra di loro vi è uno che raffigura, per l’aspetto e per l’abbigliamento, il diavolo in persona vestito con sette pelli di capra, con il volto coperto da una maschera nera. Anticamente doveva rappresentare Dioniso, il dio della vegetazione, smembrato dai Titani, e le sette pelli rievocano un rito di smembramento di cui non si ha più coscienza. Nel gruppo è presente anche una doppia morte, con il volto colorato di bianco, che precede di qualche metro il diavolo, brandendo la falce. Entrambe queste figure si esibiscono in evoluzioni che diventano veri e propri giochi acrobatici. Anticamente dovevano rappresentare le parche che filavano il filo del destino e della vita, che veniva reciso al momento della morte.
Il gruppo è completato dai guardiani armati di catene, col viso annerito dalla fuliggine, che rincorrono e cercano di trattenere il diavolo in catene. All’ora e al punto prestabilito inizia il corteo per le vie del paese, tra due ali di folla. Al termine della sfilata la manifestazione ha il suo epilogo nel piazzale del castello, dove è allestito l’apparato di un tribunale giudicante composto da Presidente e due Giudici.
Dopo aver ascoltato le malefatte dell’imputato, testimoniate dagli astanti, il Collegio giudicante condanna a morte il Carnevale. La sentenza viene subito eseguita: il suo corpo (si tratta di un fantoccio) viene gettato giù dall’alto del castello. Il diavolo a questo punto si divincola dai suoi carcerieri e, trascinando le catene, va a recuperare il fantoccio, lo porta su una rupe e lo lancia nel vuoto.